5 Dicembre 2025

L’intervento del Prof. Profumo per i 90 anni del Collegio Einaudi

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In occasione della cerimonia per i 90 anni del Collegio Einaudi, svoltasi il 24 ottobre 2025 al Museo del Risorgimento, l’ex allievo Prof. Francesco Profumo ha condiviso un intervento intenso e profondamente personale.

Di seguito è disponibile il testo completo del suo intervento.

Cari amici, care amiche,
è per me una grandissima emozione essere qui oggi, in questa sala che custodisce la memoria del nostro Paese, per celebrare i 90 anni del Collegio Einaudi. Tornare a parlare del Collegio significa per me riannodare i fili di una storia personale e collettiva che ha inciso profondamente nella mia vita.

Io sono stato un collegiale dal 1972 al 1977, durante gli anni in cui studiavo al Politecnico di Torino. Furono anni intensi, di studio, di crescita, ma soprattutto di relazioni umane. Il Collegio non è mai stato soltanto un luogo dove dormire o preparare gli esami: era, ed è, una comunità. Una palestra di vita.

È lì che ho imparato l’importanza dello stare insieme, del confronto tra persone diverse per provenienza, carattere e ambizioni. Era un microcosmo di società, che ti costringeva a misurarti con le differenze, ad ascoltare, a mediare, a costruire relazioni autentiche. Ed è proprio da quelle relazioni che ho tratto alcuni dei valori più importanti che mi hanno accompagnato per tutta la vita.

Quando ripenso al Collegio, penso soprattutto a due parole: merito e comunità. Il merito, perché il Collegio ti chiedeva impegno, serietà, costanza nello studio. Non c’era spazio per l’improvvisazione: bisognava guadagnarsi ogni passo, con fatica e dedizione. Ma insieme al merito c’era la comunità: nessuno era lasciato solo, perché la vita collegiale era fatta di scambi, di aiuto reciproco, di amicizie che durano ancora oggi.

Sono valori che hanno segnato profondamente la mia vita professionale. Dopo il Collegio e il Politecnico, ho avuto la fortuna di vivere esperienze che non avrei mai immaginato: essere professore universitario, Rettore del Politecnico di Torino, Presidente del CNR, Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Presidente della Compagnia di Sanpaolo e oggi Presidente di IsyBank. Ogni volta che ho assunto una nuova responsabilità, ho portato con me quelle lezioni di merito e comunità apprese tra le mura del Collegio.

Il Collegio, per me, è stato una scuola di libertà e responsabilità. Libertà, perché ognuno di noi poteva costruire il proprio percorso, coltivare i propri sogni, trovare la propria strada. Responsabilità, perché la convivenza ti insegnava che la libertà non è mai solo individuale, ma si misura con quella degli altri.

Ecco perché dico sempre che la mia formazione universitaria non sarebbe stata la stessa senza il Collegio. Il Politecnico mi ha dato competenze, il Collegio mi ha dato valori. L’uno e l’altro hanno costruito le fondamenta di tutto ciò che è venuto dopo.

Oggi, a distanza di tanti anni, guardando le nuove generazioni di collegiali, sento il bisogno di lasciare un messaggio. Viviamo in un tempo difficile: l’Italia e l’Europa affrontano sfide imponenti, dalla crisi demografica ai cambiamenti tecnologici, dalla transizione ecologica alle nuove fragilità sociali. In questo contesto, i giovani spesso si sentono soli, spaesati, tentati di cercare altrove le opportunità che qui non trovano.

Il Collegio può e deve essere una risposta a questa solitudine. Perché qui non si cresce da soli: si cresce insieme. Il Collegio è una comunità che dà fiducia ai giovani, che li aiuta a scoprire i propri talenti, a coltivare le proprie passioni, a sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Il futuro si costruisce con competenze, certo, ma anche con valori. E il Collegio è uno dei pochi luoghi che ancora oggi sa coniugare queste due dimensioni. È un laboratorio di merito, ma è anche un laboratorio di cittadinanza.

Permettetemi allora di chiudere con un pensiero molto personale. Se oggi ripenso al ragazzo che ero quando sono entrato al Collegio Einaudi nel 1972, con la valigia piena di sogni e la testa piena di domande, so che senza quell’esperienza la mia vita sarebbe stata diversa. Ogni traguardo raggiunto, ogni responsabilità assunta, ogni sfida affrontata porta in sé un pezzo di quei cinque anni di vita collegiale.

Per questo dico ai ragazzi e alle ragazze che oggi vivono questa esperienza: non abbiate paura di sognare in grande, ma ricordatevi sempre che i sogni hanno bisogno di radici. E le radici sono qui: nello studio, nella comunità, nel merito, nella responsabilità.

Grazie, Collegio Einaudi, per avermi insegnato tutto questo.
E grazie a voi, oggi, per avermi dato l’opportunità di condividere questa emozione.

Buon compleanno Collegio, e altri cento di questi anni!